La citazione di questi tempi:

"Nel volley, come nella vita, le vere soddisfazioni derivano dal vivere nel presente ogni momento, nel bene e nel male. Una squadra, da buona, diventa grande quando ogni giocatore impara a fidarsi dei compagni, al punto che la parola IO viene sostituita dalla parola NOI"

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mercoledì 5 novembre 2014

Editoriale di ottobre...in ritardo....

È come se non fosse il momento di scrivere. Non so perché. Ho la netta sensazione dell'elefante nel negozio di cristalli. Alcuni equilibri sono duri da raggiungere e basta un nonnulla per distruggerli. Tante sono le persone ricche di consigli, di istruzioni, di indicazioni e di falsa disponibilità. Ogni anno smaschero nella mia mente falsi personaggi del volley. Delusioni passeggere, frutto di aspettative dure, come il ghiaccio a dicembre. Ma prima o poi arriva anche l'agosto, col caldo e il ghiaccio si sfalda rapidamente.
Allora cerco di scrivere il meno possibile, di assaporare più campo e meno papiro. 
In questo momento sto pensando a una frase di Cicerone, poi ripresa da vari filosofi, che dice "tutti si lamentano di aver poca memoria, ma nessuno si lamenta di aver poco giudizio".
A volte si fa fatica, si lotta, si perde o si vince, si litiga, ci si chiarisce. A volte ti senti l'unico fragilissimo cardine di un cancello che non vuole più aprirsi. Quando è così, a mio avviso, esiste solo una cosa che ti spinge a proseguire: il campo. Quel rettangolo che rappresenta in fondo la parte più anomala della nostra esistenza. Quel fazzoletto di legno dove ti senti spesso solo e indifeso, anche con 5 compagni accanto a te. Perché il campo è l'unico vero luogo esistente e concretamente palpabile dove puoi trovare rifugio dalle emozioni del momento. L'unico modo di fermare il tempo, di vivere lo spazio non pensando a null'altro che non sia la palla che fluttua nell'aria.
E quando ti dicono di smettere perché sei vecchio, devi tapparti le orecchie, smettere di ascoltare, per preservare quel fantastico e preziosissimo giardino dell'eden, nel quale ancora per poco potrai passeggiare.
Il tuo corpo va oltre, se la tua mente lo appoggia. È sorprendente quante false credenze esistano sul corpo umano, quanto poco sappiamo dei nostri stessi corpi.
Riscaldandomi prima del match cerco di pensare. Penso a qualsiasi cosa, che non sia la partita che sto per giocare, o gli avversari che sto per incontrare. Questo almeno fino a che non ci mettiamo attorno al mister, in cerchio, ad ascoltare ciò che deve dirci. È così da sempre, da 22 campionati. E sarà così fino alla fine.
Diventa dunque eteroclito il forte contrasto tra un riscaldamento in cui muovo nella testa tutta la mia vita privata, e la partita, dove mi nascondo in uno spazio tempo tutto mio.
Sarebbe poi interessante capire qual è il momento di vita reale e quale quello di astrazione. Ma non so se voglio saperlo. O pensarci. Sono stanco. Anche adesso, data l'ora.
Ho voglia solo di assaporare momenti di quiete, che di tempeste ne vediamo anche troppe.
Una alla volta, cavalli pensanti, una alla volta.
Che 6 vittorie su 7 partite, tra coppa e campionato, non è malaccio.
Staremo a vedere ...

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