Da qualche parte una volta ho letto un brano sull'incertezza del forse.
Ancora peggio della convinzione del no, è l'incertezza del forse, è la disillusione di un "quasi”. È il quasi che mi disturba, che mi rattrista, che mi uccide portandomi via tutto quello che poteva essere e non è stato. Il quasi salvi è una condizione psicologica che può rilassare tanto quanto devastare la mente.
Chi quasi vinse, ancora gioca...
Chi fu quasi promosso, studia ancora...
Chi è quasi morto è ancora vivo...
Chi quasi amò, non ha amato...
Basta pensare alle opportunità che sono sfuggite fra le dita, perse per la paura, alle idee che non si scriveranno mai, o a quella maledetta abitudine di vivere nell'autunno.
Noi viviamo un autunno, nell’attesa che arrivi la primavera, quei 32 punti della salvezza così vicini e così lontani.
Ma ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare. La squadra piano piano sta riprendendo sicurezza e il gioco che l’ha contraddistinta nella prima metà di campionato torna a riaffiorare.
Diffidate del destino e crediate in voi stessi. Passate più ore allenanti, realizzando qualcosa di concreto, invece di sognare. Facendo anziché pianificando, vivendo piuttosto che aspettando, perché chi è quasi morto ancora vive, ma chi quasi vive è già morto.
Cari cavallini, ora è il momento di tirare fuori il carattere, di dimostrare che l’obiettivo salvezza è alla nostra portata, di fare quel qualcosa in più che ci permetta di passare dal QUASI SALVI a SALVEZZA ACQUISITA, dall’autunno alla tanto agognata primavera.
Una alla volta, Cavalli Rinascimentali, una alla volta.
E avanti così.
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