La pallavolo è uno sport incredibile. Al di là della straordinarietà rappresentata dai tecnicismi, v’è una componente psicologica pazzesca, quasi inenarrabile.
In effetti, non riesco a comprendere come mai gli studiosi della psiche (intesa nell’accezione più greca del termine, dove non esiste traduzione letterale italiana, ma approssimativamente si può trascrivere come “anima”) non facciano dei lavori importanti su questo sport e ne comprendano a fondo le dinamiche cerebrali dei giocatori.
A mio modo di vedere è l’unico sport in cui puoi fare un campionato in vetta, così come uno nelle retrovie con la stessa squadra, con lo stesso gruppo. È l’unico sport dove nello stesso campionato può accadere che perdi con le squadre più scarse e vinci con le squadre più forti. È l’unico sport dove puoi perdere a 8 il primo set e vincere i successivi tre set con facilità. È l’unico sport dove sovente accade che perdi due a zero e poi ti ritrovi a portare a casa i due punti della vittoria. Uno sport incredibile.
Platone diceva: «Ebbene ψυχὴ (psiche) dirige ogni cosa, tutte le realtà celesti, terrestri, marine, grazie ai suoi propri movimenti, i quali hanno un nome: volere, analizzare, avere cura, prender decisioni, giudicare bene e male, provar dolore e gioia, coraggio e paura, odio e amore, e tutti gli altri moti che possono essere assimilati a questi e che costituiscono i movimenti primari, guide di quelli secondari - i moti dei corpi - e determinanti in ogni cosa la crescita e la diminuzione, la separazione, e l'unione con quel che ne segue, ossia il caldo e il freddo, il pesante e il leggero, il bianco e il nero, l'aspro e il dolce».
Non è forse questo la pallavolo?
Ora i Cavalli di Razza devono lavorare sulla loro personalissima psiche, portare a casa il coraggio e tarare di nuovo quello splendido gruppo che sono sui risultati, sugli obiettivi.
Sabato in casa ci aspetta una nuova sfida, dove proveremo a fare bene, consci del fatto che siamo in grado, perché già lo abbiamo dimostrato, di fare più che bene.
La strada è lunga, il sacrificio è tanto, la voglia è infinita.
2 commenti:
Esperienza già vissuta più volte, quella di passare dalle stelle, alle stalle, e addirittura al divano. Addirittura, rinforzare una squadra e fare peggio dell'anno prima. Già vissuto.
E' la bellezza e la complessità del volley: se nel tennis la componente psicologica è evidentemente rilevante (giocatori fortissimi che soffrono un determinato avversario ad esempio), nella pallavolo è addirittura più incredibile come basti un solo pallone a cambiare l'atteggiamento in campo di un'intera squadra.
Forse è per questo che siamo ancora qui a morderlo, sto maledetto pallone.
Grande Raffa, tu mi capisci sempre nelle viscere!!! Mi manca un sacco incontrarci nel nostro personalissimo derby!!! Li si che mordevamo il pallone...lo lasciavamo a brandelli... :-)
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