Qualcuno dice che il malizioso fiore del pettegolezzo sia una pianta onnipresente in tutti i giardini. Certo è che anche l'arte delle "ciacole"cambia volto e spessore a seconda dei luoghi geografici e del tempo in cui mette radici. Può andare dal chiacchiericcio calunnioso, e quindi arrecante danno a chi ne è fatto oggetto, alla chiacchiera leggera che lascia il tempo che trova, senza lasciare segno.
Gli psicologi, i sociologi i filosofi e i linguisti da anni si impegnano a trovare la chiave di questo fenomeno universale. Sembra che, dopo quello dell'alimentazione e del sonno, uno dei bisogni primari per l'uomo sia quello del parlare e che fatalmente la conversazione porti allo spettegolare. Alle ciance da pianerottolo si sono abbassati persino geni della scienza e del pensiero quali Einstein e Heidegger, Umberto Eco e Primo Levi, secondo il quale "chi ha obbedito alla natura - trasmettendo un pettegolezzo - prova il sollievo esplosivo che accompagna il soddisfacimento di un bisogno primario".
Insomma è brutto a dirsi, quanto difficile da ammettere, ma la chiacchiera, più o meno malevola è un'esigenza organica, personale e sociale, come mangiare, bere e dormire; anche se sono piacevoli le chiacchiere sugli altri e sgradite quelle mormorate su di noi..
Comunque, se la diceria è vaga e non toglie l'onore a nessuno - essendo un "pour parler" generico e non su temi strettamente personali -, il pettegolezzo invece, riducendo il suo raggio d'azione e i suoi temi che si fanno specifici e concentrati su ben precise persone, può far soffrire e creare situazioni di vera crudeltà. Sembra che il "vicino" (di casa, di banco, di scrivania) sia l'oggetto principale di pettegolezzi veniali o gravi, poiché è molto più facile invidiare una nostra compagna, per una fortuna che ci appare immeritata - e quindi degna di pepati commenti -, piuttosto che la regina Elisabetta d'Inghilterra o una famosa attrice del cinema, ben più favorite dalla sorte dell'amica criticata, ma talmente distanti da noi, da appartenere ad una sfera impossibile.
Talvolta il pettegolezzo risponde al nostro bisogno di farci apparire informati e competenti, insigniti a buon diritto del "Te l'avevo detto io" (che la tale sposando quello avrebbe fatto una brutta fine; che il tale si sarebbe rovinato al gioco; che quella donna conduceva una doppia vita: da dove le veniva tutto quel danaro?).
Dunque il pettegolezzo soddisfa le nostre convinzioni e paure, segue delle regole semplici e risarcisce le nostre invidie e il nostro senso di inferiorità.
Spettegolando, a volte, cerchiamo di rimpicciolire il potente, di smontare il perfezionista, di macchiare l'integerrimo, appiattendo in una più umana mediocrità quelle differenze e sproporzioni nei rapporti con gli altri che tanto ci pesano nella vita.
Dal momento che questo blog è assai cliccato dall'ambiente della pallavolo (siamo quasi a 30mila ingressi da quando è nato), spesso e volentieri è fonte di pettegolezzi e gossip, che l'autore del blog o chi sta ad esso vicino, prontamente chiariscono e/o smentiscono.
In tale occasione preme precisare che la nascita del Fresko Volley, avvenuta il primo marzo scorso, non vede motivi strani di confittualità dei soci fondatori con la U.S. Intrepida, anzi. Il progetto del Fresko Volley, che è di vedute e prospettive ampie, nasce e verrà introdotto nella società del volley in piena collaborazione con la sezione del volley dell'Intrepida, giacché la stima tra gli esponenti di entrambe le parti è viva e piena.
Insomma, si è creato un contenitore più ampio per un progetto che aveva bisogno di una gestione particolare, ma la U.S. Intrepida rimane e rimarrà in futuro un punto saldo per portare a termine i nostri obiettivi e i nostri sogni.
Squadra che vince, non si cambia. Al massimo gli si danno mezzi nuovi per lavorare meglio.
Squadra che vince, non si cambia. Al massimo gli si danno mezzi nuovi per lavorare meglio.
Chi non comprende questo, chi mette in giro voci maliziose, chi semina zizzania e pettegolezzi, non ha capito nulla.
Le persone che lavorano bene oggi, per forza di cose continueranno a lavorare bene anche domani.
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