A volte leggo ciò che scrivono terze persone sulle nostre partite e
sorrido. Sorrido con rispetto, perché ho sempre più consapevolezza che dal
campo vedi cose assai diverse rispetto alla prospettiva esterna. E credo sia
meraviglioso, perché è un po’ come leggere un libro. Quando una persona legge
un libro, ciò che nella propria immaginazione appare non sarà mai uguale a
quello che appare a un altro che legge la medesima trama. Credo si possa
definire INTERPRETAZIONE.
E la bellezza dell’interpretazione è che annulla ogni ragione, creando
invece un’immagine della ragione, contrapposta alla ragione stessa. Immagine vissuta
come parola “preziosa”, in questa focalizzazione di pensiero, perché ci
permette di non arrivare alla ragione in modo diretto, bensì solo tramite la
sua immagine.
Alcuni noti filosofi dicevano che “la ragione non è mai diretta, è sempre
mediata, ad esempio attraverso l’esperienza sensibile. Se avessimo un accesso
diretto alla ragione sarebbe semplice, potremmo dire “è questa” senza problemi,
ma non è questo il caso, da qui la possibilità di interpretazioni diverse di
che cos’è la ragione”.
Ora dunque, vi presenterò l’esperienza sensibile della mia ragione
mediata, vale a dire ciò che ho vissuto io sabato in campo, ciò che mi resta
nella mente. Come quando bevi un Mojito e ti resta il sapore in bocca… dipende,
a volte lo zucchero di canna, altre il lime, altre ancora la menta o il rum… dipende
da te.
In questo caso mi restano tre immagini nella mente.
La prima, la più indelebile: il mio capitano. Al di là della caratura
tecnica del nostro cavallino pregiato, che non è mai stata in discussione (io
sostengo da anni che in Veneto non c’è un palleggiatore che mi garbi più di
Matteo Fantoni), è qualche partita che osservo come Matteo sostiene la sua
squadra, come la imbriglia nel momento di panico e la riconduca al rinsavire,
come la sostenga nel momento di depressione e la riporti a girare a mille. Un
uomo così signori miei è un uomo di sport, è un uomo che cementifica un gruppo
già coeso, è un atleta di cui sempre più, nonostante gli anni passino per
tutti, non posso e non voglio immaginare di farne a meno.
La seconda, la più inaspettata: il mio cavallo pazzo che gioca in
contromano. Dennis a volte spaventa dirigenti e allenatori, perché si sa che ha
una testa calda. Ma credo che ora abbia raggiunto una maturità che gli permetta
di essere leader in campo e fuori. Quando l’ho preso per la stagione,
indubbiamente l’ho fatto con cognizione di causa, sapendo che l’albero
Fantoni/Ferrari ha sempre dato buoni frutti. Ma la cosa che mi stupisce di più
quest’anno, è la semplicità con cui Dennis riesca a fare 25 o 30 punti, quasi
senza nemmeno accorgersene, quasi stesse bevendo un bicchiere d’acqua.
La terza, la più saporita: il mio centrale invalicabile Castaman. Davide
sta facendo una bella stagione ed è indubbiamente il centrale che mura meglio
all’interno della squadra. Veniva da partite positive, anche se sabato sera non
girava come al solito, per cui è stato sostituito. Per me che ero in campo,
sentire che ogni time out Davide veniva a darmi il cinque e a sostenermi è
stato molto importante e indubbiamente mi ha dato la carica, mi ha donato
serenità in campo.
Ecco, non so se ho la ragione assoluta, la verità in tasca o altro. Ma so
che questo è ciò che mi resta dopo un sabato sera in cui cantare con i miei
compagni, almeno in questa stagione, non è mai stato tanto bello.
Una alla volta, Cavalli Ragionevoli, una alla volta.
E avanti cosi.
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