A volte ripenso a quelli che da bambino chiamavo gli “autogiochi”, vale a
dire quei giochi che ognuno di noi faceva da piccolo (e a volte ancora fa),
eseguendo schemi matematici o geometrici nella mente. Un esempio classico di “autogioco”
è quando cammini in centro su quei viali coperti di lastre di marmo ed eviti di
pestare le righe della piastre, colpendo ogni marmo esattamente all’interno del
suo perimetro. Non ha alcun senso, lo so, ma tutti lo abbiamo fatto almeno una
volta nella vita.
Io di autogiochi ne facevo un mare e, a dirla tutta, ancora ne faccio.
Uno dei miei autogiochi scaramantici preferiti, quando gioco a volley, è
eseguire 3 palleggi o multipli di 3 prima di servire. Peraltro, mi sono
convinto che se faccio 3 serie da 3 palleggi, vale a dire 9 palleggi prima di
battere, ho molte più possibilità che il colpo esca bene, che il servizio sia
ficcante. Follia. O psicologia. In altre parole, trucchi per rilassare la
mente.
Un altro autogioco che porto nel cuore è quello che facevo da
adolescente, quando mi hanno regalato una di quelle sveglie che proiettano l’orario
luminoso sul soffitto. Mi mettevo a letto, proiettavo l’ora e poi a intervalli
la proiettavo finché non mi addormentavo. In questo modo, ho scoperto che
solitamente impiego un tempo medio di 8 minuti e mezzo per addormentarmi.
Ora so, che dopo ogni partita ho almeno 8,5 minuti per ripensare a come è
andata, alle azioni più belle, ai compagni e alle loro reazioni nei momenti caldi,
al mister e ai dirigenti, ai tifosi. E l’altra notte, in quegli otto minuti e
mezzo, ho pensato al mio compagno Matteo Sterzi.
Matteo è prima di tutto una bella persona, un cuore d’oro, una mente a
volte ingenua, ma intelligente. È un ragazzo umile, che lavora sodo, che
ascolta sia mister che giocatori più anziani. Traspare la sua voglia di
migliorarsi, di imparare. Ha dei buoni mezzi atletici, a mio avviso e tanto
margine di miglioramento. Quando ho pensato a lui, in un’amichevole dello
scorso anno, ho fatto l’ennesima scommessa, da Presidentissimo, che
caratterizza ogni anno la mia campagna acquisti.
Non sempre le vinco queste scommesse, anzi. Ma credo, dopo aver visto la
prima partita da titolare di Matteo nello scorso sabato, di aver buone
probabilità di vincere la scommessa su di lui.
Pertanto, caro Matteo, sappi che ti ho dedicato circa otto minuti di
pallavolo mentale, prima di dormire. Ascolta i nostri allenatori, lavora sodo,
stacca prima col salto e continua a ridere. Ridi, gioca, scherza e divertiti.
Che i mezzi per progredire ce li hai tutti.
Una alla volta, cavalli scommessi, una alla volta.
E avanti così.
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