Mi piace questa rubrica, diventata mia a tal punto che colloco sul post qualsiasi foto mi garbi mostrare. Nella fotografia di oggi ero al mare , avevo circa 3 anni e ogni estate ero ospite nella casa di Valverde di Cesenatico dei miei nonni. Guardo il mio viso, giovine e spensierato, e comprendo quante cose avevo nello zainetto della vita ancora da estrarre. Erano li, una sopra l’altra, dentro uno zaino che, non so per quale ragione, nella mia immaginazione lo osservo appoggiato in un angolo, leggermente inclinato e me lo immagino nero e pesantissimo.
Vorrei che il blog, in questa occasione, lo leggessero tutti i giovani, magari i miei ragazzi dell’under 19, o ancora i tanti giovani che hanno scelto la pallavolo come il loro sport. Vorrei fargli capire il valore del loro zainetto, del quale probabilmente non hanno ancora piena consapevolezza e forse non lo osservano con la giusta attenzione.
Parlare del loro zaino, per delineare una mia personale tavola dei valori e trasmettere loro la forza, la tenacia, l’umiltà e il coraggio necessari ad affrontare la vita sportiva con la giusta dose di dignità. Giacchè, come diceva Nietzsche ne “La Gaia Scienza”, citazione peraltro già postata tempo fa in questo blog, il mondo è divenuto ancora una volta per noi “infinito”: in quanto non possiamo sottrarci alla possibilità che esso racchiuda in sé interpretazioni infinite.
Sabato, ancora una volta, ho compreso come il mio personalissimo zainetto racchiuda ancora tante possibilità, come l’emozione di esordire, a 33 anni suonati, in una categoria dove non avevo mai giocato. Infatti, sabato il nostro Coach mi ha dato la possibilità di giocare qualche punto della partita, emozionandomi, anche se di per sé il mio punto segnato e la mia battuta al salto poco hanno influito sull’esito della gara, poi persa (e aggiungo, anche un po’ perduta).
E so per certo che molta gente leggendo questo post dirà “ma guarda il Pozzo, gli basta davvero poco per esaltarsi”. Beh, amici miei (e a volte anche nemici), non è questione di esaltazione. È questione di dare valore alle cose della vita. Di comprendere che un piatto di pasta, cucinato con le proprie mani, dopo ore di duro lavoro, con un sugo che magari risulta prelibato, seppur duri pochi secondi sotto gli occhi affamati dei commensali, dà immenso senso di gratificazione a chi lo ha cucinato con amore, con passione e attenzione ai dettagli. Il fatto che tanti altri abbiano già cucinato quel piatto o che molti ancora sappiano cucinarne uno migliore, rendono forse meno apprezzabile in quel preciso momento quella pietanza? No. Assolutamente no.
E in tal senso rivolgo lo sguardo anche al mio compagno Alloro, che ha giocato da libero titolare in B2 per la prima volta stagionale, affrontando col giusto piglio la partita, aggredendo con la giusta lucidità il pallone in ricezione e difendendo come una pantera. Anche lui credo abbia tirato fuori ancora una volta un pacchettino dal suo personalissimo zainetto, scartandolo con attenzione e assaporando la sorpresa che tale pacchetto gli aveva fino a sabato nascosto. Credo che il sacrificio di una panchina, scelta con consapevolezza a inizio anno, in queste occasioni vada alleggerendosi. Perché un giorno, caro Scrich, potrai sederti sul divano davanti al fuoco, con tuo figlio sulle gambe e tua moglie accanto, e narrare loro come hai vissuto quel tuo esordio in serie B. E sono certo che ne parlerai con nostalgia, con orgoglio e con un velo di occhi lucidi, che evidenzieranno quella tua emozione che per sempre ti porterai dentro.
Cari giovani giocatori, giovani talenti, voi che vi apprestate a invadere il futuro … assaporate. Assaporate ogni singolo pacchetto che estraete dal vostro zainetto. Assaporate ogni vostra prima volta sportiva (e anche non sportiva). Assaporate ogni partita vinta e pure ogni partita persa, perché anche lì avrete imparato qualcosa.
E alleggerite ogni anno il vostro zainetto, ma fate in modo che resti sempre pesante, che non sia mai vuoto. Perché il giorno in cui il vostro zainetto si sarà svuotato del tutto, sarà il giorno in cui smetterete di vivere il volley. E attenzione, ho detto vivere, non giocare.
Con la speranza che questo non accada mai, a nessuno di noi, auguro 100 di questi campionati, cari lettori, 100 di questi campionati a tutti voi.
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