Una vittoria in casa era quello che ci voleva. Per i ragazzi, per il pubblico, per lo staff e per tutta la società. Una vittoria davanti a un PalaFerroli con un discreto pubblico, ci da linfa per andare avanti a lavorare sodo durante la settimana. Un calice di gloria fa sempre bene a chi ne sorseggia delicatamente il nettare.
Dopo la sconfitta della seconda di campionato, persa in primis per un nostro atteggiamento di sufficienza, oltre che per l'ottima prestazione degli avversari, ero un po' preoccupato.
Piccole pillole di sconforto mi pungevano, giorno dopo giorno. Alcuni atteggiamenti non mi sono piaciuti e temevo che si mantenesse questo status anche per la partita di ieri. Invece no, i miei ragazzi hanno capito quanto importante fosse lo scontro salvezza con Bolzano e sono scesi in campo determinati a portare a casa i tre punti, preziosissimi.
E allora possiamo toglierci di dosso quello status di "walk of shame" che aleggiava su di noi nella scorsa settimana. La walk of shame, altrimenti detta "camminata della vergogna", termine usato negli USA quando una ragazza dopo una serata finisce a casa di uno, ci va a letto e dorme lì. Il mattino dopo, prima di andare al lavoro, deve passare da casa a cambiarsi e si ritrova a camminare con tacchi alti e abito da sera tra gente vestita da ufficio. Magari prende un tram o entra in un bar per un caffè e si capisce subito che viene da una lunga notte. Gli americani, per l'appunto, la chiamano Walk of Shame perché, anche se non è affatto vero, ti senti addosso gli sguardi degli altri. Ecco, noi ci sentiamo spesso addosso gli sguardi degli altri, anche se probabilmente non è così ed è per questo che ci teniamo a fare bene.
In ogni caso è stata una bella serata, con un avversario probabilmente un gradino sotto di noi, ma con i nostri che hanno dimostrato che quando giochiamo semplice e pulito, sappiamo fare male.
Sono contento di tutti i miei giocatori, scesi in campo uno ad uno, ma mi ha fatto piacere vedere due cose: la reazione di Martinelli a due partite in ombra, impostandone una alla sua altezza. Francesco ha accanto a sé un centralone di tutto rispetto , quale Michele Persona, e a volte il confronto può anche pesare, soprattutto sul fondamentale del muro. Ieri invece il confronto non ha pesato e la sensazione è che quando Francesco c'è con la testa e il fisico può incidere per bene sulla gara.
La seconda cosa che mi è piaciuta, ma che già mi piace dallo scorso anno, è l'ironia con cui Nicolò Veronese riesce a prendere seriamente ogni cosa. Si lo so, è un controsenso. Ma Nicolò giocando su sé stesso, facendo ridere e sorridere i compagni, oltre che a creare un clima piacevole in gara e in allenamento, è in grado di dare il giusto peso alle cose e tirare fuori il meglio di sé. Grande dote.
Bene, che dire, sei punti in saccoccia per guardare alla salvezza. Ma la strada è ancora lunga.
Una alla volta, Cavalli Truccati, una alla volta.
E avanti così.
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