La citazione di questi tempi:

"Nel volley, come nella vita, le vere soddisfazioni derivano dal vivere nel presente ogni momento, nel bene e nel male. Una squadra, da buona, diventa grande quando ogni giocatore impara a fidarsi dei compagni, al punto che la parola IO viene sostituita dalla parola NOI"

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domenica 20 gennaio 2013

19/01/2013 - 13° Giornata Campionato di Serie C masch. - Girone B

FRESKO EST VOLLEY vs. Agorà Sport Studio 3-0                       ( 25-20 / 25-18 / 25-22)


NCG Fresko Est Volley: n.1 Pozzani (pt. 5), n. 2 Fantoni (K) (pt. 2), n.3 Marinelli L. (pt. 0), n.4 Bona Veggi S. (n.e.), n. 5 Veronese N. (pt. 7), n. 8 Marchi F. (pt. 11), n. 9 Hueller A. (pt. 13), n. 10 Jankovic (1° lib.), n.11 Caliari C. (pt. 10), n. 12 Alloro E. (pt. 0), n. 13 Castagna M. (pt. 3), n. 14 Gugole S. (n.e.) - All. Ambrosi C.

Assenti: Martinelli F. (infortunato)








PalaMojito - Colognola ai Colli (VR)
Apro gli occhi e non so dove sono. Non è una novità, ho passato metà della mia vita senza saperlo. Eppure oggi è diverso. Alzo lo sguardo, ma è buio. Comprendo che sono a letto, dev'essere ancora notte, sono steso in posizione supina, sul materasso duro. Lo faccio quasi tutte le notti, mi giro e mi metto supino, conto fino a tre e poi inizio a tirarmi su. Giova alla mia schiena. Sono giovane, relativamente parlando. Trentadue anni. Ma in questo momento ne sento settantacinque. Dopo vent'anni di sport, di salti, di corse, di scatti, di balzi e atterraggi sul duro, il mio corpo non sembra più lo stesso. Ogni notte, almeno una volta, apro gli occhi e sono un estraneo a me stesso e benché nemmeno questa sia una novità, la mattina la sensazione è ancora più forte. La schiena, le ginocchia, tutto sembra non avere più fluidità come un tempo.
Ma allora perché mi sono svegliato stanotte? E' per questa sensazione a cui ormai ho fatto l'abitudine. Mi volto, giro il cellulare e guardo l'ora, con gli occhi che faticano a sopportare la luce del telefonino, seppur fievole. 4.55. Bene.
Mi alzo e mentre vado in cucina cerco di capire il mio status emotivo. Dopo il corpo, anche la mente riprende vita e inizia a muoversi e con essa io inizio a comprendere. La partita di ieri sera mi è rimasta dentro, in ogni atomo, in ogni viscera. Il match di ieri sera, i miei compagni, il mio socio, il pubblico, i dirigenti, i complimenti di mia morosa e dei miei amici per come ho giocato ... tutto mi è rimasto dentro ... e pulsa, pulsa da morire.
Dovrebbe chiamarsi soddisfazione, una sensazione di gioia e di appagamento che nemmeno Manzoni se ne scrivesse potrebbe renderne onore a pieno, perché le parole arrivano fino a un certo punto, i sentimenti e le emozioni vanno oltre.
Dev'essere questa voglia di gloria, che mancava, che ho ritrovato quest'anno e che sono felice di poter vivere a pieno. Una gloria nuova, mai vissuta così, una gloria che anche quando la stai vivendo, ancora ne vuoi e sempre di più e capisci che di una sensazione così non vorresti mai farne a meno. Sono uno che guarisce in fretta e che si abbatte difficilmente, ma avevo bisogno di fare qualcosa di radicale, qualcosa per spezzare la malia che sembrava esercitare lo scorso anno sul Fresko il fatto di perdere. E se a volte ho trascurato qualcuno o ho deluso qualcuno, oppure ancora ho preso decisioni nel mio subconscio senza consultarmi con chi è al mio fianco, me ne scuso. Ma era tutto finalizzato a ritrovare questo sapore di gloria. Ed è per questo sapore che non dormo stanotte. Per la gloria.
Ripenso, alla mia squadra in campo, a come li vedo giocare, a come li sento uniti, all'onore che vivo nell'avere un gruppo tale e tanto.
Su tutti sto pensando a Federico Marchi, un atleta che non disturba davvero mai, che cura molto il suo fisico e che è sempre pronto a confrontarsi con il mister per la sua crescita tecnico e tattica. Federico è un giocatore che qualsiasi presidente vorrebbe, per il coportamente esemplare che tiene, ma ieri sera credo che molti presidenti l'avrebbero comprato volentieri. Io in campo mi affiancavo a lui e gli sussurravo "oh, ma stasera sei come Re Mida, tutto quello che tocchi si trasforma in oro". Buona parte della vittoria credo sia sua, ma il resto del gruppo, ragazzi miei, girava come un orologio svizzero.
Veronese è stato uno spettacolo, Jankovic è una certezza, Fantoni non ne parliamo nemmeno, riesce in ogni partita a fare palleggi che lasciano di stucco compagni, avversari e pubblico. Che lusso, non posso abituarmi a tanto. Caliari è il classico giocatore che non muore mai e che tiene unito il gruppo in partita e in allenamento, che leader. Stai lì!!! Hueller non ha la sua serata più gloriosa, ma quando lo chiami in causa c'è e si fa sentire pesantemente. Castagna allenandosi parzialmente non parte tra i titolari, ma quando entra ricorda a tutti chi è e cosa sa fare. Con un Castagna così!
Tutto il resto dei compagni sono lì, pronti a supportare il sestetto base, pronti a tifare o entrare in campo. Sono speciali, in ogni loro espressione.
Belli, uniti, compatti. Un'armata che non si riesce ad arrestare nella sua avanzata.
E non mi dite che siamo solo al giro di boa, che ad Agorà mancava il giocatore più forte, che il campionato è lungo, che il presidente è berlusconiano e pensa solo alla partita di coppa del martedì, che il Campione d'inverno vale come il due di bastoni quando la briscola è spade...
Non mi interessa.
Sono nel cuore della notte. Sono sveglio davanti al frigo che bevo un bicchiere di acqua fresca. E ancora penso a qualche ora fa quando abbiamo vinto uno dei più importanti scontri diretti dell'anno.
A cos'altro posso pensare se non alla gloria dentro di me?
Una alla volta, cavalli gloriosi, una alla volta. E avanti così.
Che a 30mila metri l'aria entra fredda nei polmoni e si fatica a dormire la notte...

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