La citazione di questi tempi:

"Nel volley, come nella vita, le vere soddisfazioni derivano dal vivere nel presente ogni momento, nel bene e nel male. Una squadra, da buona, diventa grande quando ogni giocatore impara a fidarsi dei compagni, al punto che la parola IO viene sostituita dalla parola NOI"

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venerdì 27 novembre 2015

Ciao Mister Migliorini...


 


Me lo ricordo bene quel tuo sorriso buono, la barba un po’ incolta, il viso da ragazzone per bene. Ricordo con affetto quei minuti in cui ci incrociavamo, il più delle volte sul parquet del palazzetto, in cui mi stringevi calorosamente la mano e mi chiedevi cosa ne pensavo del tuo e del mio gruppo e ci scambiavamo opinioni tecniche ma, soprattutto, emotive/caratteriali sugli atleti che vivevamo in quel momento.

Ricordo col sorriso quando ci confrontavamo sulla classe dirigenziale della pallavolo, in modo scherzoso ma armonico, arguto ma semplice. Quando ti schernivo con affetto, dicendoti che la tua squadra vestiva come le squadre del campionato africano e tu mi dicevi che mentre io vestivo bene, tu vincevi le partite.

Perché questa è la pallavolo, parlare del nulla, o di tutto, per pochi minuti, scambiare alcune battute, con un pallone in mano, prima di iniziare la cosa che più al mondo ci piace vivere. E mentre hai un duello verbale con il tuo interlocutore, senza nemmeno quasi accorgertene, annusi quel pallone, che sa di buono, che sa ti tanto, che sa quasi di tutto; Lo annusi, perché in quell’odore unico e meraviglioso ritrovi i campionati vinti, le retrocessioni, le grandi partite dei playoff di serie B, le Final Four che hai raggiunto con squadre che non erano fortissime, ma che erano formate da gruppi compatti e affamati di risultato.

Gruppi che per quanto avessero singoli atleti forti, per quanto avessero un contorno di agi e privilegi, per quanto potessero avere una classe dirigenziale, da qualcuno venivano pur armonicamente guidati: da quel direttore di orchestra che sapeva coordinare caratteri di difficile gestione a limiti tecnici evidenti, talenti acerbi a individualità importanti, momenti di forma con difficoltà fisiche evidenti.

E lascia stare, Mister, se a volte non piacciamo agli atleti. Io ci ho fatto il callo. Alcuni ti adorano e ti portano in palmo di mano per sempre, molti ricordano un tuo particolare accorgimento tecnico, una tua mania nell’allenamento, una tua correzione tecnica o tattica e lo fanno con piacere, col sorriso a pieno volto; altri ti odiano, altri ancora stanno in un limbo che mescola sopportazione a indifferenza. Ma fa parte del gioco. La cosa che conta è cosa hai lasciato dentro i loro cuori di atleti e di esseri umani.

E nel mio hai lasciato un sorriso buono di un uomo che amava questo sport all’inverosimile, come per la maggior parte di noi accade.

Ciao Mister, grazie per il contributo importante che hai dato, a modo tuo per fortuna, alla pallavolo. Ci mancherai, non tanto per dire, ma per davvero.

Con gli occhi lucidi, il pugno sul petto e il profumo di quel pallone che annusavo mentre mi parlavi…

Francesco

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