“Si vis pacem, para bellum”. Così
recita il motto latino dei Cavalli di Razza. Me lo sono riletto sabato sulla
maglia da gara, prima di indossarla e sinceramente l’ho trovato impegnativo e
profondo come non mai.
Si perché seppur trattandosi di un motto antico (si
parla di Platone e Vegezio, ma forse è ancora più antico), noi lo abbiamo
ovviamente preso a prestito per applicarlo solo ed esclusivamente all’ambito
sportivo. Per guerra intendiamo lo scontro agonistico, per pace intendiamo la
soddisfazione di tornare a casa dopo un match combattuto fino all’ultimo
sangue. Sangue figurato però, che si traduce in sudore. Ecco, si, scontro fino
all’ultimo sudore, dove le armi sono il nostro corpo e un pallone.
E poi ti ritrovi a vivere un
minuto di silenzio sul legno di un palazzetto freddo ed enorme, in cui quel
silenzio diventa assordante nella tua testa e ti fa pensare. Un minuto che
sembra un giorno. Un tempo interminabile in cui se mediti bene, ti vengono gli
occhi lucidi. Un attimo devastante, in cui pensi “sarebbe potuto accadere a
chiunque, me compreso; sarebbe potuto accadere a un mio caro”.
Io a Parigi ci
sono stato sei volte, in quei posti ho assistito a una festa, ho visto una
partita del PSG, ho partecipato a una festa musicale, ho mangiato in quei
luoghi. Sarebbe potuto accadere a me. E sarebbe potuto accadere a te. E questo
pensiero è devastante.
Non mi interessa, sinceramente,
di che razza, religione o nazionalità fossero vittime, superstiti e
attentatori. Non mi interessa se la
gente mette candele o bandiere solo per farsi notare o per gesti di solidarietà.
Non mi interessa se questa volta abbiamo manifestato il nostro sdegno e altre
cento volte non lo abbiamo fatto. Non mi interessa chi è più bravo tra Putin, Obama,
Renzi o compagnia bella. Non mi interessa nulla di tutto ciò.
Mi interessa che sono morte delle
persone “pulite” mentre vivevano un loro personalissimo momento “felice”. Mi
interessa che c’è gente che si sveglia ogni mattina sentendo le bombe e i colpi
di kalashnikov fuori dalla porta e che la sua guerra non ha avuto inizio o
fine, semplicemente perché il suo paese è in guerra da 200 anni e lui/lei non
ha potuto scegliere dove nascere; è semplicemente nato/a lì e vive le scelte
dannate di altre persone scellerate, che tolgono a lui e ad altre migliaia di
persone la libertà.
La libertà, che parola
meravigliosa. Che concetto complicatissimo. Cos’è questa libertà? Dove la si
trova? Dove si compera un chiletto di libertà, lo sapete? Di libertà, latini e
filosofi hanno scritto e interloquito parecchio, da Cicerone a Bruto, da Kant a
Spinoza, da Aristotele a Empedocle, da Eraclito a Democrito. E tutti hanno
detto cose giustissime e stupende sulla libertà. Ma nessuno dove possiamo
procurarcela.
Perché il vero problema sta nel fatto che se un soggetto decide che
la sua libertà non ha confini, va a ledere la tua libertà e tanti saluti a te,
ai tuoi amici, ai tuoi cari, a chi fa il tifo allo stadio, a chi balla al
teatro, a chi mangia una pizza, a chi non ha mai fatto male ad anima viva, a
chi non ha mai nemmeno detto una parolaccia in vita sua e figuriamoci una
bestemmia, a chi si credeva libero e invece è carne da macello, alla mercé di
pochi prepotenti che pensano di conquistare il mondo.
E allora “si vis pacem, para
bellum” mi fa venire i brividi. Anche se è solo sport. Anche se io ho
combattuto sabato, fino all’ultima goccia di sudore, contro un ginocchio che
non ne voleva sapere di fare cinque set, contro un nemico che si chiama morale
e spesso colpisce me e i miei compagni, contro un avversario che tante lacrime
sportive mi ha portato via negli anni scorsi … lacrime che messe a confronto
con quel minuto di silenzio, fanno solo ridere. Ridere per quanto sciocchi
riusciamo ad essere a volte nella vita, dando importanza a vere e proprie facezie.
E allora brava Zané, siete sempre
una squadra ostica, anche se per 5 set vi abbiamo fatto sudare pure a voi. E
bravi noi, che nonostante siamo partiti in sordina, stiamo crescendo. E bravo
al padrone della pizzeria, che ci ha fatto festa e fare festa fuori dal suo
locale.
Bravi Cavalli di Razza, restate
liberi, giocate liberi, liberate la mente dai pensieri negativi, che per tre
set su cinque siamo stati una signora squadra, contro una compagine che lo
scorso anno giocava in B2.
Bravi Cavalli liberi, continuate
ad allenarvi e a fare gruppo, che "hard work pays off". Sempre!
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