È stata una stagione molto intensa di volley. Iniziata uscendo dalla tempesta e conclusa nel migliore dei modi.
Sono stanco come se avessi lavorato un triennio.
Non credo che a Verona, e forse nemmeno in Veneto, si trovino in questo momento, nel volley, progetti così affascinanti, innovativi, ambiziosi, ricchi di sfide e rischi, come quello a cui sto lavorando con Claudio e lo Stafffresko e di cui sono in parte responsabile. Magari non ci riusciremo, ma per ora si vedono i primi risultati.
Un’avventura estremamente complessa ed impegnativa da vivere ogni giorno con spirito da pioniere, con imprevisti e rischi continui. Ci si muove in un territorio esplorato da anni, conosciuto, ma si tracciano rotte nuove. E le rotte nuove, si sa, spaventano tutto il mondo, dalla notte dei tempi. Un campo minato dove si può saltare in aria da un momento all’altro, come hanno dimostrato realtà importantissime e ricche di storia nella pallavolo italiana, sia maschile che femminile.
La stagione è iniziata con un ultimatum che mi sono dato, pretendendo giustamente per iscritto la dichiarazione di intenti, di obiettivi e di eventi da organizzare … da siglare con il mio sangue e con la credibilità mia e del mio socio, dopo una stagione da dimenticare.
E vi assicuro che non è semplice ripianificare la schedulazione di un progetto con tanti eventi e attività (Campionati da disputare, Coppe da giocare, All Star Game da organizzare, Finali di Coppa Veneto da portare al PalaFerroli, Mojitorneo da mettere in piedi e poi Mondiali di Volley Femminile 2014, anche se quest’ultimo punto lo abbiamo scoperto a metà stagione), che vede coinvolte 50 persone (tanti sono i soggetti associati al Fresko in questa stagione).
Ma l’abbiamo fatto, io e lo Staff e con il mio socio, senza il quale metà delle cose sopra descritte non sarebbero nate e questa promozione non sarebbe arrivata. E alla fine sono riuscito a giustificare in modo convincente il fatto di aver creato una società indipendente, tenace, caparbia, a volte antipatica, spesso stucchevole, a tratti platonica, a singhiozzo eteroclita. Cosa che non era assolutamente scontata, anzi.
E sabato la grande soddisfazione di avere presentato la nostra realtà a un pubblico di quasi 400 persone, alla presenza del Presidente Provinciale FIPAV VR e di varie cariche veronesi, concedendomi un intervista in radio a fine partita, ancora madido di sudore e maleodorante di spumante versato sul capo, fradicio di emozioni e asciutto di energie al tempo stesso; intervista che un amico che abita verso Isola della Scala e che ha sentito la diretta radio ha definito coinvolgente ed “eccellente” in termini pathos e risultato. E domenica mi ha chiamato per farmi i complimenti.
Sabato in panchina (e sembra un controsenso, me ne rendo conto) mi sembrava di essere Massimo Decimo Meridio, il protagonista del film “Il Gladiatore”, mentre incitava i suoi uomini alla battaglia finale. Una battaglia decisiva dove si vince o si muore. Senza vie di mezzo. E dove bisogna vincere. Giochi, vinci. Giochi, perdi. Ma questa volta giochi solo per la vittoria.
Sono molto orgoglioso delle persone (e si badi bene ho scritto di persone e non di atleti o dirigenti) eccellenti, uomini e donne, che ho scelto nel mio team e che mi sono ritrovato nel mio tifo, che mi hanno costantemente seguito e dato fiducia in questa avventura.
Sabato ho visto una nuova luce nei loro sguardi. È difficile da spiegare. Ma mi sento proprio come il capitano di un manipolo di folli audaci, pronti a seguirmi fino in capo al mondo. E questa responsabilità pesa come un macigno, ma inorgoglisce al tempo stesso.
È stata una gran settimana. Ma già da domenica sera ricomincerà l’avventura...chi si ferma è perduto.
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