a GHIRADA nella Valle Trevigiana riluceva sotto la pallida luce del sole. Protetta da un’antica ed arcana magia, era da sempre teatro di sanguinose battaglie, fuori dal tempo. Alberi rigogliosi dalle verdi foglie sorgevano vicino a contorti tronchi scheletrici, i cui rami spogli, rivolti verso il cielo, sembravano implorare gli dei di liberarli da quell’atroce maledizione.
Mentre l’armata equina avanzava si trovò a marciare tra questi antichi alberi custodi delle epoche passate. Un vento improvviso si alzò e saturò le narici di Caio Lussatio I. Alla sua sinistra vide un immenso tumulo di rocce iscritte con rune. Caio Lussatio I si chiese per quanto tempo fosse rimasto lì. Forse era stato accumulato ieri, forse migliaia di anni fa. Il tempo fluiva stranamente nella Valle di Treviso, lo sapeva.
Azzardò uno sguardo alle proprie spalle. Il suo esercito marciava unito e risoluto verso il luogo dove si sarebbe svolta la battaglia. “Il mio esercito…”, pensò. Gli faceva ancora uno strano effetto considerarsi il Generale di quella valorosa armata di guerrieri equini. Fino a qualche settimana prima, l’idea non lo aveva neppure sfiorato, poi, quando il Consiglio dei Capitani lo aveva eletto Generale Supremo dell’Armata Equina, che avrebbe avuto il sacro compito di abbattere la Coalizione Pallavolistica dell'Est del Veneto, si era alquanto preoccupato. Successivamente, la preoccupazione aveva lasciato il posto all’orgoglio, ed ora, che poteva nuovamente ragionare a freddo era estremamente determinato a non deludere i propri guerrieri.
Caio Lussatio I tornò a concentrarsi. Non aveva tempo di rimembrare antichi ricordi, aveva un esercito da condurre alla vittoria e non voleva certo falire. Si chiese se i suoi uomini non fossero stati condizionati dalle storie secondo cui i giocatori della Sisley Treviso avevano invocato l’aiuto della stregoneria e se avessero avuto il coraggio di caricare quell’infinita marea equina. Bene, decise, era troppo tardi per preoccuparsene. Doveva avere fiducia nel coraggio dei suoi Cavalli di Razza e nella fedeltà del suo Capitano. Caio Lussatio I pensò che la vista del suo esercito era qualcosa che toglieva il respiro. La spedizione per combattere l’armata barbara era la più impressionante che la Valle Trevigiana avesse mai accolto…
… le due armate si fronteggiarono sulla valletta sottostante l’antica città di Treviso. Con gli orgogliosi e storici sisleyani che gridavano al vento, mentre l’armata “equina” di Caio Lussatio I prese posizione.
Chissà come finì lo scontro epico che avrebbe deciso il campionato...chissà se Treviso mantenne alto l'onore fronteggiando e distruggendo gli ospiti da Verona...uno scontro epico...il cui esito ancora non è stato riportato ai posteri...
No, si disse, quello non era un giorno maledetto. Quello era un giorno di guerra….un giorno di sangue…un giorno di eroi…
No, si disse, quello non era un giorno maledetto. Quello era un giorno di guerra….un giorno di sangue…un giorno di eroi…
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