Ieri ho ricevuto una telefonata dalla FIPAV VENETO con la quale sono venuto a sapere che, causa un tesseramento mancato di un atleta che abbiamo fatto scendere in campo con nulla osta, ci vengono revocate le due vittorie che avevamo registrato (meritatamente) e che da primi in classifica siamo diventati ultimi.
Tolto che credo sia un'ingiustizia, perlomeno dettata dal fatto che una società non può vedere dal portale se un'altra società ha fatto il tesseramento di un atleta, bensì vede solo che è in capo a questa o a quella compagine, non mi sento totalmente esente da autocritica.
In effetti, mi è sfuggito completamente che i moduli che mi sono stati consegnati dalla società che mi aveva detto di aver tesserato l'atleta, avevano data 2015 e non 2016. Per cui MEA CULPA. Bisogna sempre controllare perché malafede, ignoranza o distrazione sono sempre pronti a farci lo sgambetto.
Ma questo non toglie che ancora una volta le burocrazie e le sciocche regole che saltuariamente in questi 10 anni di dirigenza ho trovato sulla mia via, mi lasciano dentro una vena di DELUSIONE.
E per questo, vorrei dedicare le parole di una grande scrittrice a tutti i miei atleti, dirigenti e tifosi:
"Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d'una ingiustizia che non t'aspettavi, d'un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po' di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s'accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono."
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