C'è un momento nell'anno in cui la stagione conclusa sfocia nella stagione che deve iniziare. Solitamente per me quel momento coincide con il terzo o quarto giorno di ferie, quando dal lettino sotto l'ombrellone tutti i ricordi, le gioie, le amarezze, le soddisfazioni e le delusioni si fondono con i progetti futuri, con l'ignoto.
È come guardare la foce di un fiume, un ampio estuario dove l'acqua dolce del fiume si fonde con l'acqua salata del mare.
In realtà, se guardo la stagione scorsa, dovrei immaginare che sia un acqua amara che si fonde con un acqua che spero essere più dolce, perché le delusioni sono state tante, forse troppe.
C'è stato un periodo a fine campionato, nemmeno troppo breve, che ho pensato di mollare la prima squadra, di eliminare ciò che toglie più energie e pensieri in assoluto e dedicarmi solo al giovanile. Ma sarebbe stato un mentire a me stesso, un forzarmi a fare ciò per cui non ero pronto.
Come nello scorso campionato, quando razionalmente ho fatto un passo indietro da giocatore, per lasciare il posto ad atleti che a volte, per protesta o per dimostrazione o per non so cosa, non hanno nemmeno provato a giocare alcune partite, a portare a casa 3 punti in più, che avrebbero regalato una salvezza prestigiosa a una neopromossa. Un giocatore scarso ma determinato, a mio avviso, può valere più di uno smonato e incazzato.
A volte l'orgoglio umano e i sentimenti negativi rendono ciechi e portano allo sfascio.
Una delle prime cose che ho imparato aprendo una società di volley è che le persone spesso non distinguono le vicende sportive dai rapporti umani. Accade sovente che quando uno si incazza in campo, poi porti rancore fuori dal campo, mettendo in piedi una catena di comportamenti che portano allo sfascio sopra citato.
Un grosso problema è il non essere in grado di comprendere i ruoli: atleti che vogliono fare gli allenatori, perché loro sanno benissimo come si sarebbe vinta la partita, altri che vogliono fare i dirigenti, perché loro avrebbero sicuramente organizzato meglio quella cosa o trovato un milione di euro di sponsor, altri che quando termina una partita persa malamente non certo per colpa della società, incolpano la stessa di arretrati di pagamento o altro.
Ma è essere uomini questo?
E poi parliamoci chiaramente: in un mondo che va a puttane, in un economia dove le aziende chiudono come le foglie cadono in autunno, in uno sport che non ha soldi nemmeno nelle serie A ... Ancora vogliamo il rimborso spese mensile preciso e puntuale? Nemmeno a Isola, patria del risotto e del danaro, accade più.
Mi spiace, la pallavolo deve essere prima di tutto passione e voglia di vincere una partita e poi tutto il resto.
Il Fresko fa contratti ad atleti e allenatori dove c'è una clausola di garanzia, nella quale la società dice che se gli sponsor saltano, si fa con quello che c'è, ma fino ad oggi non l'ha mai usata. Magari ha pagato con mesi di ritardo, ma fino ad oggi non l'ha mai usata. Mai usata.
Non ha mai chiuso la stagione, come fanno molte società anche in serie A, dicendo agli atleti che i soldi sono finiti, mai. Ha detto sempre "abbiate pazienza e vi pagheremo fino all'ultimo cent".
Eppure la gente sparla in giro, dice cose non vere, sputa nel piatto dove ha mangiato, si accorda con le altre società senza avvisare preventivamente la propria, si allena con altre squadre, senza avvisare il proprio presidente. Questo accade. A volte accade pure che mettano in giro pettegolezzi che vanno sul personale, senza nemmeno sapere di che parlano. Purtroppo però, poi si viene sempre a sapere tutto. Tutto. Anche se spesso mangio secchi di merda per non aprire discussioni sterili e sciocche con persone immature.
La pretesa di un'etica e di una nobiltà unilaterali. Follia.
Questa è la pallavolo che ho vissuto negli ultimi tempi. E che spero di mettermi alle spalle. Per fortuna, non tutti i "miei" ragazzi sono così.
Chi ha orecchi per intendere, intenda... Io ho inteso anche troppo bene.
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