Si è vero, ultimamente il blog è stato da me poco vissuto.
In realtà molte volte avrei voluto scrivere, ma per diversi motivi poi non l'ho fatto. In primis, perché mi sentivo in una situazione non definita, non ottimale.
Troppe questioni si sono accumulate negli ultimi 24 mesi in casa FresKo Volley, questioni che molti pensano di conoscere, ma che in realtà solo io e il mio socio abbiamo assaporato in ogni loro gusto, dolce o amaro che fosse.
Se uno oggi mi chiedesse: sei soddisfatto di questo lustro del FresKo Volley? Credo che la risposta sarebbe sia complessa che complicata da mettere in piedi.
Partendo dal presupposto che non sono mai soddisfatto di natura, perché voglio sempre qualcosa in più rispetto a ciò che ho raggiunto con fatica e sudore, ad oggi risponderei che sono parzialmente contento del lavoro fatto.
Del resto in cinque anni abbiamo disputato campionati e organizzato eventi che società decennali non hanno ancora vissuto. E questo è sicuramente un merito.
Però abbiamo perso alcune scommesse importanti: la prima, la zona di espansione. L'est veronese non è pronto per un tipo di organizzazione come quella che volevamo mettere in piedi noi. Forse molte zone di Verona non sono pronte. Bisogna dare atto allo staff del FresKo che negli anni si è sempre migliorato e ha messo in piedi una rete di semiprofessionisti e professionisti che non avevano nulla da invidiare a strutture di B1 e a volte anche a strutture di A2.
Per cui, coerenti con il nostro pensiero, devo dire che giocare al PalaFerroli o al PalaColognola, con due allenatori di buon livello, un preparatore atletico di serie A, un fisioterapista che è sceso in campo in serie A in passato, uno scoutman e un gruppo dirigenziale folto e volenteroso, ci ha fatto sentire orgogliosi di vestire la bandiera bluarancio.
Di sicuro, invece, non mi ha fatto sentire orgoglioso lasciare la terra dove per anni abbiamo lavorato, per una questione di interessi, di soldi, di genti, di fiducie mal riposte. Lasciamo una terra dove eravamo ben voluti, rispettati e stimati. E non è necessariamente negativo lasciare una strada, se poi ne trovi un'altra che percorri volentieri. Bisogna trovare quella strada. Al momento siamo a Dossobuono, terra di gente volenterosa e onesta, con cui si lavora bene. Anche se la strada che percorriamo, secondo il mio parere, andrebbe asfaltata, perché non presenta ancora le zone di comfort che vorrei vivere durante il viaggio. Ma per questo c'è tempo.
Nel frattempo, accade che io e il mio socio, ritrovatici con un buco di 19mila euro nell'anno della B2, generato da un mancato apporto di sponsor (non del FresKo...) che sulla carta erano stati promessi ma poi sono stati ritrattati (N.d.R: di cui uno sponsor, oggi, dà soldi alla serie A scaligera e al territorio orientale di Verona, senza degnarsi nemmeno di rispondere alle nostre mail, ma il suo logo nel palazzetto e su ogni maglia del FresKo se l'è fatto mettere e i nostri 10mila euro che ci aveva promesso VAVAVUMA!), siamo riusciti, con un lavoro MASTODONTICO e CERTOSINO a recuperare buona parte del pregresso, pagando ogni arretrato che la nostra società aveva con i suoi atleti. Ad oggi non dobbiamo più pagare nessuno.
E questo, permettetemelo, è un motivo di grandissimo orgoglio dopo un anno e mezzo di letame che mi prendo da parte dei giocatori a cui dovevamo arretrati. Però averli pagati, senza usare mezzucci o inganni, come già molte volte si è visto nel mondo della pallavolo, mi fa sentire onesto e pulito ed è una sensazione a cui non vorrei mai rinunciare nelle nostre dinamiche societarie.
Io e Claudio ci siamo spaccati ed esposti in più occasioni per riuscire ad ottenere ciò ed ora, permettetecelo, ci sentiamo davvero soddisfatti e felici. Ancora molto è da fare, ci sono altri sospesi da recuperare, con strutture o altro, ma stiamo lavorando sodo e per l'anno in corso intendiamo chiudere tutto.
E tutto ciò anche alla faccia di chi vociferava sui nostri rapporti, sperando che si sgretolassero come argilla al sole, grazie ai nostri incidenti di percorso. Invece no, ho un amico, ho un socio e dal mese prossimo avrò anche un compare. L'argilla nascondeva un diamante grezzo, duro e resistente agli agenti esterni più di quel che si pensava.
Ora non so, non so cosa farò il prossimo anno. Ho voglia di smettere, di dedicare tutte le energie che ho a questioni mie personali e non a un mondo dove molti lavorano non per passione, ma per portare a casa soldi, mentre chi ha passione e lavora a gratis, viene tagliato fuori o bistrattato.
Ora devo ragionare, perché ho due strade da percorrere: mollare tutto e fermarmi. Oppure fare uno squadrone e togliermi qualche altra soddisfazione. Nella seconda ipotesi poi, dovrò valutare se giocare, dato che nella scorsa stagione più volte sono andato ancora in doppia cifra, ovvero fare solo il dirigente e creare un movimento tosto.
Una cosa è certa: sono molto stanco di vuotare l'oceano con un cucchiaio da minestra.
"...allontanare ancora un po' le responsabilità, come in una crepa in una barca che prima o poi ti allagherà e sarà forse troppo tardi per rimediare, partire, viaggiare, non dimenticare, fotografare il mondo in movimento, che si ripeterà, ma chissà dove, chissà quando ... partire e vivere cercando e ballando su ritmiche diverse e su diversi accenti, ballare sopra i fusi orari e sopra i mutamenti di clima, scalare la cima e poi scendere a valle, una, dieci, cento, mille miglia, coi piedi per bagaglio e il mondo per famiglia, mangiare le cucine dei paesi più lontani, con le forchette, con i bastoncini, con le mani, ... i paesi più lontani, ma lontani da che, lontani da cosa, lontani da dove? Con le radici nel tuo cuore e i rami nell'altrove, partire, col sole sempre in faccia ad ogni costo, agosto dopo agosto... Viaggiare sentirsi Marco Polo..."
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