Un
altro campionato ha chiuso i battenti. Ci si guarda in giro. Chi festeggia una
meritata promozione e trasmette agli altri un velo di invidia. Chi assapora una
comoda salvezza, senza nulla più da aggiungere. Chi maledice un'amara
retrocessione, situazione sempre difficile da digerire.
E chi in realtà deve
andare avanti, vittima del limbo dei playoff, desiderati e disprezzati, bramati
ma insperati. Andare ai playoff è come vivere un sentimento di gioia e uno di
pena allo stesso tempo. Come mangiare il panino più buono della tua vita è una
volta deglutito l'ultimo boccone, scoprire che dentro c'era un insetto. Quando
ero piccolo i giocatori veterani mi dicevano sempre "o uno o zero",
come a dire che o si arriva primi, oppure tanto vale smettere di sudare fino
alla prossima stagione.
Ma
non è così. Io, come molti altri, so bene cosa significa una promozione post
playoff. Sudata, sofferta, giocata quando tutti gli altri hanno smesso di
allenarsi 4 volte la settimana e fanno festa tutte le sere.
È
come corteggiare una bella donna per mesi e poi, finalmente, farla innamorare e
scoprire che non esiste sensazione più bella al mondo che quella di non poter
più fare a meno di lei.
Quella post playoff è sicuramente la promozione più bella, dal punto di vista emozionale.
I
playoff sono fango, sono sudore, sono sangue sputato punto dopo punto. Ma
qualcuno che ha scritto un paio di pagine di storia ha detto che senza sforzo,
senza sacrificio e senza sangue nulla si conquista nella storia.
E
allora eccoci qua, ancora una volta, ancora un anno, per provare a scrivere
un'altra meravigliosa pagina di pallavolo veronese, certi che l'orgoglio
scaligero degli atleti della nostra provincia, ci sosterrà in casa a gara 1 al PalaFerroli.
Una
alla volta, Cavalli Prestanti, una alla volta.
E
avanti così.
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