La citazione di questi tempi:

"Nel volley, come nella vita, le vere soddisfazioni derivano dal vivere nel presente ogni momento, nel bene e nel male. Una squadra, da buona, diventa grande quando ogni giocatore impara a fidarsi dei compagni, al punto che la parola IO viene sostituita dalla parola NOI"

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martedì 16 aprile 2013

Attentato a Boston: 3 morti e 140 feriti.

Buongiorno, mi chiamo Sempronio, ho più o meno la tua età, anno più, anno meno e vengo da una zona del mondo molto vicina alla tua, direi vicinissima.
Oggi è una bella giornata di sole e quando il tempo promette bene il solo pensiero di uscire all’aria aperta e fare un po’ di sport mi allieta la mente, mi addolcisce ogni male della vita, mi permette di non pensare alla rata del mutuo da pagare, alla macchina da aggiustare ,alla quota dell’asilo di mio figlio che scade a breve.
Oggi andrò a farmi una bella corsa e non sarò il solo. Oggi andrò a fare una maratona con migliaia di persone. L’ho programmato da tempo, perché un evento così in una metropoli tanto importante è un’occasione che capita una sola volta nella vita. Oggi andrò a condividere sport e sole con migliaia di persone.
Mia moglie, che si chiama Tizia, avrebbe voluto venire con me, anche a lei piace la corsa. Ma i figli sono ancora troppo piccoli per stare tutto il giorno all’aria aperta e seguire una manifestazione così confusionaria. Le ho detto di stare a casa con i piccoli, che tanto un giorno saranno grandi e andremo insieme a fare una maratona, perché è bello condividere lo sport con i figli e trasmettere loro i valori importanti della vita.
Mi sono anche comprato un completino tecnico proprio per l’occasione e anche il cardiofrequenzimetro, perché quando si fanno sforzi del genere è meglio tenere sott’occhio il cuore, non si sa mai, è un attimo e ti fa uno scherzo … basta una burla e non sei più al mondo … ho speso un po’ di soldi, ma va bene così, per la salute non si spende mai abbastanza. E poi tengo famiglia, non posso sottovalutare i rischi della vita.
Cazzo che bello, ora sono sulla linea di partenza: siamo tutti qui, migliaia e migliaia di persone, sorridenti, piene di vita che hanno solo voglia di fare una corsetta tutti insieme, per assaporare un po’ si sport, un po’ di umanità. C’è gente da ogni parte del mondo, perché qui non conta se sei americano o arabo, se sei italiano o tedesco, se sei cinese o coreano. Qui si corre, insieme, per lo sport, per la vita.
Ecco, siamo partiti, sono pieno di energie, sono pieno di voglia di arrivare al traguardo, non mi interessa se sarò il primo o l’ultimo, mi interessa concludere il percorso, perché prima di tutto questa è una gara con me stesso, una scommessa che ho fatto con mia moglie e i miei amici una sera dell’estate scorsa davanti a una birra e che oggi voglio portare a termine.
Do uno sguardo al cardiofrequenzimetro, che segna un battito regolare e nella norma rispetto allo sforzo che sto facendo. Del resto prima di partire sono andato anche dal mio medico sportivo e ho fatto la visita medica. Ricordo bene quel giorno, faceva molto freddo, sono andato a prendere mio figlio Marco alla scuola elementare e gli ho detto che lo avrei portato in un posto speciale, a vedere papà che controllava se cuore e polmoni funzionavano a dovere. Marco quel giorno aveva una luce particolare negli occhi, come se volesse provare anche lui, come se il suo babbo eroe gli avesse trasmesso voglia di sport.
Sto correndo e penso a Marco e Luca, i miei piccoli. Non vedo l’ora di tornare a casa e raccontare loro la maratona, quante genti si sono incontrate oggi per una corsa, guardare le foto e cercarmi nei filmati, ridendo con la mia famiglia di questo giorno.
Sto correndo, sono sereno, tutto va come avevo pensato … ma all’improvviso un boato … non capisco che succede … ho visto una fiammata o ora del fumo denso e grigio ha completamente coperto la strada, come la nebbia d’inverno, anche se odora di bruciato misto a polvere di cantina … ancora non capisco bene…
Vedo della gente a terra, devo altra gente che corre … non si corre più tutti nello stesso verso, non si corre più per lo sport … si corre per il panico, ognuno verso un orizzonte di salvezza che cerca di trovare nella totale paura in cui vive al momento …
Io, invece, non corro più … è come se osservassi tutto ciò che accade da lontano … sono immobile … non sento nulla … né suoni, né voci, né dolore … vorrei capire che accade, ma è tutto così veloce e pieno di panico … sento piedi che scalpitano vicino al mio corpo … capisco che sono a terra, ferito gravemente e realizzo che un attentato mi ha quasi spezzato la vita … realizzo che non sento più le gambe, perché una bomba piena di frammenti di metallo e chiodi me le ha letteralmente scarinificate...
Te l’ho detto, sono giovane ancora, ho la tua età. Tu moriresti ora? Non voglio morire, non per una corsa, non per un momento che doveva essere speciale. Voglio lottare per la vita ora, non per il traguardo. Ho paura. Ho paura di non poter rivedere la mia famiglia. Ho paura dell’umanità, capace di tanta crudeltà e di gesti così spregevoli. Ho paura di non farcela. Altri cento e più come me, a terra, soccorsi da polizia, ambulanze, pompieri e volontari.
Ero uscito di casa con la gioia nel cuore per una giornata di sport e umanità e ora mi ritrovo a terra per un attentato terroristico che non può nemmeno essere commentato.
E l’unica cosa che riesco a pensare, con gli occhi che cercano di lasciare andare qualche lacrima è: perché?
Già.
Perché?

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