La citazione di questi tempi:

"Nel volley, come nella vita, le vere soddisfazioni derivano dal vivere nel presente ogni momento, nel bene e nel male. Una squadra, da buona, diventa grande quando ogni giocatore impara a fidarsi dei compagni, al punto che la parola IO viene sostituita dalla parola NOI"

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mercoledì 12 novembre 2014

Con l'umiltà si fa davvero tanto, ma l'arma segreta è un'altra...

Umiltà. Dote innata. Personalmente non ritengo di essere una persona umile nello sport. Ma nella mia carriera sportiva ho sempre cercato di carpire pillole di umiltà da quei giocatori con cui sono sceso in campo e hanno mostrato tale virtù. Non si può imparare ad essere umili, perché l'umiltà è come la simpatia ... appunto una dote innata. Certo si può imparare a non essere arroganti, a limitare l'esuberanza, ma non ad essere umili, nella pura accezione etimologica del termine.
Umile deriva da humus, vale a dire terra, perché chi presenta questa caratteristica non si vuole elevare dal suolo. Perchè in alto ci sta solo Dio. Da qui anche il modo di dire "stare coi piedi per terra".
Certo è buffo pensare che un atleta che fa della sua vita lo stacco da terra (liberi a parte, seppur il tuffo è di per sè anch'esso uno stacco da terra), presenti una caratteristica che non lo elevi dal suolo...ma questo è un altro gioco di parole...
Non ho avuto tantissimi giocatori umili accanto a me nella mia vita e credo proprio che questo sia dovuto per l'appunto alla difficoltà di vivere a pieno questa dote, in un frangente come può essere l'allenamento o, peggio ancora, la partita, dove testosterone e competizione corrono sullo stesso binario al meglio dell'obiettivo finale.
Ma da quei pochi giocatori umili, alcuni fenomenali anche come atleti, altri normali atleti ma eccelse persone, ho respirato e mi sono nutrito di ciò che loro mostravano e che io mai avrei saputo esprimere. E di questo sono loro grato, anche se non credo se ne siano resi o se ne rendano ancora conto.
Ieri parlavo con un compagno e mi congratulavo con lui per la qualità è il valore aggiunto che da in allenamento. Lui, nella sua massima umiltà, mi ha detto che è contento degli allenamenti, ma che si riterrà abbastanza forte quando riuscirà a replicare in tutto e per tutto l'allenamento in partita.
Bravo. Questo è il punto. Il giocatore forte è quello che differisce di poco tra allenamento e partita. E differisce di poco soprattutto di testa, di atteggiamento, di approccio all'agonismo.
Il giocatore forte, il vero campione, è quello che ha compreso quale sia l'arma più forte di ognuno di noi. E non solo ha compreso quale sia tale arma, ma ha imparato ad estrarla quando gli pare. Questo è un campione. E questa arma, molto semplicemente, è il nostro cervello.
Buona settimana di volley, un po' in ritardo. E buon uso del cervello, a tutti noi. 
Una alla volta, cavallini cerebrali, una alla volta.
E avanti così.

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