La citazione di questi tempi:

"Nel volley, come nella vita, le vere soddisfazioni derivano dal vivere nel presente ogni momento, nel bene e nel male. Una squadra, da buona, diventa grande quando ogni giocatore impara a fidarsi dei compagni, al punto che la parola IO viene sostituita dalla parola NOI"

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mercoledì 5 marzo 2014

Un Pozzo di emozioni: XVII giornata di Campionato - B2 maschile - 01/03/2014


Questa settimana ho impiegato più tempo del solito a scrivere l’articolo. Tra lavoro, squadra, società e mondiali di volley femminile che si avvicinano, non ho un secondo libero. Molte persone mi hanno scritto, preoccupate che il mio editoriale non fosse ancora pubblicato e questo mi ha riempito di orgoglio, perché mi fa comprendere in che misura io sia letto. Tranquilli, sono ancora qua.

Essere letti è cosa per pochi fortunati, un dono che il Signore ti fa, permettendoti di catalizzare l’attenzione delle persone sulle parole che poni su un foglio di carta. Ed è un dono prezioso, pari a quello di essere in grado di praticare bene uno sport ad alti livelli. Sono doti naturali e bisogna assaporarne il profumo.

E quando persone, magari anche di altre società, mi scrivono per il mio post non pubblicato, ne odoro il piacevole profumo, che dà una sensazione unica, tipo il profumo dell’erba appena tagliata in primavera.

Comunque, torniamo a noi. Sabato è stata una serata importante, perché siamo tornati a vincere in casa, a mettere in saccoccia i 3 punti tanto pregiati per la quota salvezza. E lo abbiamo fatto nel giorno del compleanno del Fresko Volley, per cui la vittoria ha ancora più il gusto di un dono notevole che ci siamo fatti.

Su “L’Arena” di lunedì era scritto che Villafranca ha acquisito la quota salvezza, con 30 punti. Guardando come si è conclusa l’andata, matematicamente disloquendo, i 30 punti sono perfetti per gridare “salvi” ai quattro venti, ma per essere prudenziali e attenti fisseremo la quota salvezza a 34 punti. E sono ancora molto lontani, ci mancano 3 vittorie piene sulle 9 partite rimanenti. Non impossibile, ma sicuramente complicato per una neopromossa alla categoria della B2.

Ma questo breve excursus tecnico, non deve portarmi lontano dal mio solito editoriale, che riguarda più le emozioni, le sensazioni, quei movimenti empatici che il nostro cuore fa nel tragitto che lo porta verso la nostra mente.

E la vittoria di sabato mi dà sensazioni contrastanti. Dolcezza in bocca, per vedere la squadra che gira ancora bene e che non molla un colpo. Quiete interiore nell’aver acquisito punti salvezza. Felicità estrema nel vedere Federico Marchi che dopo tanta panchina entra in campo e fa un partitone, dimostrando che si può tenere la categoria, lavorando sodo e con umiltà. Soddisfazione nel vedere di nuovo Caliari in campo, uomo di notevole spessore per lo spogliatoio. Ma anche amarezza, nel vedere alcuni sketch, isolate reazioni non in linea col clima di vittoria che ci ha avvicinato un altro po’ alla quota salvezza. E so che a volte, per il bene comune è meglio chiudere uno o anche due occhi e parlare solo del bello. Ma bisogna avere anche l’onestà intellettuale e l’umiltà sportiva di ammettere determinate dinamiche non in linea con il momento. A volte sono solo le nostre intenzioni, partite nel modo migliore a inizio gara, che vengono disattese da un mare di sentimenti che lottano all’interno della nostra anima sportiva.

Nel libro “Open” di Andrè Agassi, tomo regalatomi dal mio migliore amico, c’è un passaggio in cui si legge che le nostre migliori intenzioni sono spesso frustrate da forze esterne, forze che noi stessi abbiamo messo in moto tanto tempo prima. Le decisioni, soprattutto quelle sbagliate, generano una loro inerzia e fermare l'inerzia può essere un bel casino, come ogni atleta sa bene. Anche se giuriamo di cambiare, anche se siamo dispiaciuti e facciamo ammenda dei nostri errori, l'inerzia del passato continua a trascinarci per la strada sbagliata. L'inerzia governa il mondo. L'inerzia dice: “Calma, non così in fretta, sono ancora io che comando qui”. Come ama dire un mio amico, citando un vecchio poema greco: La mente degli dèi eterni non cambia all'improvviso.

E questo passaggio è profondissimo, spesso mi ci sono immedesimato. Anche io come giocatore ho vissuto momenti di inerzia inarrestabile, anche in questa stagione. Ricordo una delle citazioni preferite di Mandela, dalla poesia “Invictus”, che gli ha dato forza nei momenti in cui pensava che la sua strada fosse stata interrotta: "Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima".
Dobbiamo assolutamente essere capitani della nostra anima, dobbiamo tornare a giocare in armonia, a vivere la serenità del gioco, il piacere della vittoria, il gusto della classifica da esordienti. Certe persone sono termometri, altre termostati. Noi sappiamo di poter essere termostati. Non ci limitiamo a registrare la temperatura in campo, bensì la cambiamo e decidiamo quando è il momento di scaldare l’ambiente con giocate vincenti.

Perciò cerchiamo tutti, io per primo, di essere fiduciosi nel nostro ego e nel lavoro dei nostri compagni e dei nostri allenatori: cerchiamo di essere sempre noi stessi, ma torniamo tutti ad assumere il controllo. Mostriamo al dio Volley chi siamo veramente. Perché ciò che proviamo nel mentre della gara, fondamentalmente, non conta; il coraggio sta in ciò che facciamo giorno dopo giorno nel nostro percorso sportivo.

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