La citazione di questi tempi:

"Nel volley, come nella vita, le vere soddisfazioni derivano dal vivere nel presente ogni momento, nel bene e nel male. Una squadra, da buona, diventa grande quando ogni giocatore impara a fidarsi dei compagni, al punto che la parola IO viene sostituita dalla parola NOI"

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lunedì 12 novembre 2012

Che la posta dell'Olga vi colga!


Cara Olga, volea contarte che...
... il Volley, come gli altri sport definiti “di situazione”, da sempre ci ha insegnato quanto sia alto il tasso di discordanza tra i risultati conseguiti e quelli pianificati, divenendo così per l’allenatore uno sport imprevedibile in molti aspetti.
In altri sport, come l’atletica leggera o il ciclismo, grazie alle segnalazioni cronometriche e alle misure, si ha, mediante l’allenamento, un riferimento abbastanza affidabile sul risultato conseguibile in gara.
Nella pallavolo le variabili in gioco aumentano in maniera quasi esponenziale.
Ergo, spesso si arriva a giustificare i fallimenti agonistici con motivazioni sempre meno tecnico/tattiche e sempre più psicologiche.
Frasi del tipo “Questa squadra non ha grinta” oppure “Manca di carattere” servono il più delle volte a nascondere le carenze tecniche e tattiche dell’organico, ovvero, altre volte ancora, dell’allenatore.
Il repertorio è assai vasto e l’anno scorso penso di averle sentite tutte e qualche volta ancora ne sento qualcuna.
Una fra le tante: “Questa squadra non ha la voglia di vincere”. Robe da matti! Allora mi viene da pensare che il sabato sera scendono in campo una dozzina di dementi che si allenano tre giorni alla settimana (quattro con la palestra pesi) solo per fare due salti alla bellemmeglio. 
Oppure ancora: “I ragazzi non sono abbastanza cattivi in campo”. Allora che facciamo? Bastoniamo gli atleti in spogliatoio prima che scendano in campo, per farli diventare più aggressivi? Gli diamo carne cruda al venerdì sera per cena, per farli diventare sanguigni e sanguinari?
Ve ne sono a decine di queste frasi. Ma parliamo di pallavolo, non di altro.
Quando certe sciocchezze sono pronunciate da non addetti ai lavori o da gente che crede di saperne, la cosa non preoccupa più di tanto. Ma quando queste panzane le partoriscono atleti o allenatori poco inclini a riconoscere i propri errori la cosa si fa allarmante. Eh già. Ultimamente il “fattore psicologico” riveste il ruolo di ancora di salvezza per tanti, forse per troppi.
A volte lo abbiamo pensato ridendo, ma spesso viene la tentazione di aggregare in panchina anche uno psicologo al servizio degli atleti. Chissà! Magari con qualche pasticca di Prozac si riesce a vincere 3-0 facile e comodo.
Quando negli anni 80 si cercava di stabilire il perché la Nazionale Italiana di Volley non ottenesse risultati di rilievo (questa me la son studià dopo che me l'ha contà el Caio e na olta tanto el gavea rason) le motivazioni espresse rasentavano il ridicolo. Si diceva che i russi vincessero tanto in quanto caratterialmente predisposti a questa disciplina. Qualcuno disse anche che le loro partite erano tatticamente simili a delle partite a scacchi. Ed esistono giocatori di scacchi più forti dei Russi? E quando si parlava dei risultati della nazionale statunitense? La risposta era ancora più semplice. Quelli vincono tutto perché sono Americani e sono forti in tutto. Punto e basta !! Noi siamo Italiani, non abbiamo la disciplina dei russi e la tecnologia degli statunitensi pertanto che ci possiamo fare? Poi è arrivato Velasco e tutti sanno cosa è successo, l’Italia è salita al vertice nella pallavolo mondiale si è capito che tale risultato lo si è ottenuto soltanto lavorando sul miglioramento globale tecnico e tattico a tutti i livelli. In ambito nazionale, regionale e provinciale. Di psicologico non si è fatto quasi nulla. Certo con questo non voglio dire che un mister fa male a caricare i suoi atleti. Ma non può farlo costantemente, altrimenti si abituano e allora non funziona.
E allora dico in questa sede che quando si rimediano serie di secchi 3-0, di psicologico non c’è assolutamente nulla. Quando si lavora con una squadra da più di 3 mesi e non si evidenziano miglioramenti per lo meno tecnici allora è giusto che l’allenatore di concerto con la dirigenza facciano un sano e proficuo esame di coscienza.
Invero, quando si perdono gare al 5° set magari con lo scarto di 2 punti, il fattore psicologico può essere determinante.
E come el m'ha dito el Sindaco de Nesente, tale Compri Mirko: "viaggio, freddo, ritardo, infortuni….muovere sempre la classifica significa che questa squadra non molla mai e ha tanto CUORE". Sparemo che no'l se sbaja, ma son certo de no... e aggiungo che una squadra forte si realizza con uno sforzo combinato e prolungato negli anni di tutte le componenti societarie. Pertanto tecnici, giocatori e dirigenti dovrebbero aver imparato che la pallavolo, come tanti altri sport, non si improvvisa. Bisogna lavorare bene e con dedizione sulle fondamenta per poter poi innalzare un edificio di risultati gratificanti.
A Verona, bisogna lavorare sui giovani e fare prime squadre i cui giocatori giochino insieme come minimo un triennio, per ottenere risultati concreti nel prossimo futuro.

Sa disito, Olga? Che peste vi colga?


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